Quantunque volte, lasso! Mi rimembra

La tematica dolorosa della morte diviene ancora più evidente nella canzone Quantunque volte, lasso! mi rimembra: il poeta è consapevole che non potrà mai più rivedere l’amata; perciò, egli si ritrova a desiderare la morte ogniqualvolta il pensiero di lei venga a occupare la sua mente, mentre il ricordo della sua nobiltà e dell’eccezionalità della sua dipartita origina una nuova, intensa e dolorosa immaginazione. Il pianoforte, che nella romanza di apertura descriveva dei moti melodici ascendenti, in questo ultimo numero realizza invece sottovoce delle progressioni armoniche discendenti. La struttura musicale del brano presenta la ripercussione dello stesso materiale per entrambe le stanze della canzone: la linea vocale rompe il lamento quando con forza si erge verso l’acuto per poi conquistare una desolata e tenera dolcezza sulle parole della prima stanza “Ond’io chiamo la Morte/come soave e dolce mio riposo/ e dico: ‘Vieni a me’ con tanto amore/ che sono astioso di chiunque more”. Ad esse, con identico afflato, fa eco nella seconda stanza il testo: “che per lo ciclo spande/luce d’amor, che li angeli saluta/e lo intelletto loro alto, sottile/face maravigliar, sì v’è gentile.” Il pianoforte conclude sobriamente il brano -e dunque l’intero ciclo di composizioni - con le poche battute già ascoltate nell’introduzione, suggerendo definitivamente l’irrevocabile scansione dei temi percorsi: amore, dolore e morte.