I frammenti di manoscritti ebraici scoperti nelle legature di libri
della Biblioteca del Dottorato dell'Università di Perugia

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Anche Perugia, con le importanti scoperte di pergamene ebraiche smembrate da codici medievali e riusate per avvolgere i cartoni di legatura di alcuni libri a stampa, si è aggiunta ai centri che documentano quel fenomeno che, per analogia con una vera ghenizà, ossia un ripostiglio dove gli ebrei da tempo immemorabile ripongono i sacri testi scritti nella lingua santa al fine di evitarne la profanazione, è stato definito la "Ghenizà italiana". Oggi, grazie alle importanti scoperte fatte da Gianfranco Cialini, possiamo parlare di questa nuova "Ghenizà di Perugia", sempre per analogia con una ghenizà vera: i due fenomeni hanno alla fine lo stesso risultato, anche se per vie diceerse: vale a dire la scoperta e il recupero di antichi manoscritti ebraici.
Sono ormai venticinque anni da quando nel 1981 il compianto Giuseppe Baruch Sermoneta fece decollare in Italia il Progetto Frammenti Ebraici in Italia o Progetto "Genizah" italiana, con una felice intuizione che anticipò di diversi anni il censimento sistematico dei frammenti di manoscritti ebraici riusati come legature in Italia, rispetto ad altri progetti relativi a frammenti di codici non ebraici.
Il censimento dei disiecta membra dei codici ebraici- non ancora ultimato e tale da rendere impossibile affermare che esso sia definitivamente chiuso -,ha portato al reperimento di circa 10.000 frammenti di codici ebraici pergamenacei, per la maggior parte fogli o bifogli interi oltre a frammenti più piccoli.
Recuperare queste reliquie significa in qualche modo ridare vita a dei manoscritti ormai "morti" come libro da quattro o cinque secoli. Si tratta di entrare nella storia del libro ebraico manoscritto, ripercorrendo le sue vicende, strettamente legate a quelle del popolo che lo ha prodotto, seguendo la sua mobilità, esaminando i modi e le forme della sua conservazione, la sua distruzione rituale per evitarne la profanazione e quella che può essere definita la sua "morte" che può consistere o nella sua riposizione rituale in una genizah e successiva sepoltura, o nella distruzione tramite i roghi appiccati dalla Chiesa i quali hanno tristemente accompagnato la sua bimillenaria persecuzione contro gli ebrei o infine - ed è il nostro caso - nel suo riciclaggio.
Sono giunti fino a noi poco più di 70.000 libri ebraici manoscritti, conservati in circa seicento biblioteche nazionali, statali, pubbliche, municipali, universitarie e monastiche e in collezioni private. In aggiunta a questi, circa 150.000 frammenti di manoscritti medievali ci sono stati restituiti dalla Genizah del Cairo, costituita da una camera di deposito nella sinagoga Ben Ezra nel vecchio Cairo. Ma, fra i manoscritti di Qumran, scoperti a partire dal 1947 e datati fra il II sec. a.e.v e il I e.v., e il più antico manoscritto medievale in nostro possesso abbiamo un vuoto quasi totale di documentazione di ottocento anni. Dal sec. IX alla metà del Cinquecento non ci è pervenuto che il 5% circa di tutti i manoscritti prodotti in Europa dagli ebrei durante il Medioevo.
Alla luce di queste considerazioni anche la scoperta di un frammento o di una sola pagina di un nuovo manoscritto ebraico medievale riveste una notevole importanza.

LA PERGAMENA
PRIMA DEL DISTACCO
ancora attaccata
al cartone
della coperta
del volume

(VISTA AI RAGGI uv
COMPARE LA SCRITTURA)
LA PERGAMENA PRIMA DEL DISTACCO
Contrariamente a quello che si diceva, e che in parte si va ripetendo anche oggi, il fenomeno dei manoscritti ebraici medievali in pergamena riusati come legature non è stato determinato dai sequestri dell'Inquisizione, ma fa parte della storia del libro medievale in generale ed è stato causato dal diffondersi del libro a stampa per il fatto che esso ha fatto crollare il manoscritto sul mercato del libro, per cui i testi scritti a mano sono andati fuori mercato per il prezzo assolutamente competitivo dei libri stampati, di dieci o quindici volte meno costosi dei manoscritti. Improvvisamente, questa rivoluzione epocale nella storia della produzione del libro, ha fatto si che i manoscritti valessero di più per i chili di pergamena che pesavano, che non per l'opera scritte in essi, sia che fosse scritta in ebraico, greco, latino o in altre lingue volgari. Il fenomeno del riuso delle pergamene, infatti, investì ogni tipo di manoscritto dalla metà del Cinquecento alla fine del Seicento, con qualche sforatura nel Settecento.
Non è detto automaticamente che i manoscritti rinvenuti negli archivi e nelle biblioteche di una città siano stati necessariamente quelli posseduti dagli ebrei di quella città, anche se ciò non può essere escluso. Ma si determinarono dei circuiti commerciali dei codici membranacei da riuso che venivano venduti da rigattieri anche a distanze notevoli di centinaia di chilometri, lasciando quindi nella bottega di un legatore di una regione, anche parti di codici da riuso acquistati in un'altra.

fase di preparazione
al distacco

umidificazione
della pergamena
LA PERGAMENA PRIMA DEL DISTACCO

A Perugia sono stati recentemente identificati ben 24 volumi a stampa che presentano i cartoni delle loro legature rinforzati da bifogli di manoscritti ebraici di grande formato, riusati a questo umile scopo. Ma noi dobbiamo ringraziare questo prezioso riuso se queste disiecta membra di codici non sono andati tutti perduti, come centinaia di migliaia dei fogli e bifogli che componevano il resto dei manoscritti da cui le pergamene riusate come legature furono smembrate.
Dei 24 libri a stampa interessati al fenomeno, 20 furono rilegati con bifogli interi, e 4 da due fogli staccati.
Gli oltre 40 frammenti, per lo più bifogli, provengono da 6 manoscritti diversi:

1. Sei bifogli da una bella Bibbia ebraica copiata fra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento in area tedesca, contenenti parti del libro biblico di Geremia, con la versione aramaica o Targum intercalato ad ogni versetto ebraico.

2. Quattro fogli provengono da un esemplare copiato in area ashkenazita nei secc. XIV-XV, del compendio normativo Mordekai ben Hillel (Germania circa 1240-1298), talmudista, che scrisse questo compendio della normativa religiosa ebraica nello stile dei Tosafisti, ossia dei glossatori del Commento al Talmud di Rashì (Shelomoh ben Yitzhaq). In essa l'autore riporta, su varie questioni normative complesse, il parere dei maestri della scuola talmudica franco-tedesca, molti dei quali si sono conservati solo in quest'opera. Composto prima del 1286, il Sefer Mordekay è strutturato nello stesso modo usato da Alfasi secondo l'ordine dei trattati talmudici.

3. Due bifogli di formato medio, che rilegano un unico testo a stampa, provengono da un manoscritto copiato in Italia nel sec. XIV e contenente una parte dell'opera di Maimonide Mishneh Torah (La ripetizione della Torah), grande compendio normativo scritto dal massimo filosofo, medico e pensatore ebrei del Medioevo.

4. Ben venti fogli di uno stesso manoscritto contenente un importante compendio della normativa religiosa ebraica avvolgono i cartoni di dieci volumi a stampa, e presentano parti dell'opera di Moshe ben Ya'aqov da Coucy, Sefer Mitzwòt Gadol o Grande libro dei precetti.

5. Quattro fogli avvolgono i cartoni di due tomi, e contengono una parte del compendio normativo Sefer ha-Terumah composto da Baruk ben Isac da Worms, la cui copia fu eseguita in area franco-tedesca fra il 14 e il 15 secolo.

6. Infine da ultimi, ma non certo per importanza, otto frammenti, per lo più fogli, furono smembrati da un interessante manoscritto contenente il Talmud babilonese, copiato in Spagna nel sec. XIII e poi, per qualche vicenda di cui ci sfuggono i particolari, portato in Italia centrale usato come testo sacro, e alla fine riusato per rilegare quattro volumi a stampa finiti nella Biblioteca del Dottorato. I frammenti del Talmud sono di grande importanza, sia per l'antichità, sia per il fatto che questa opera è stato il libro ebraico più sistematicamente combattuto, confiscato e bruciato dalla Chiesa cattolica e dalla sua Inquisizione, al punto che di esso esiste un solo manoscritto completo, conservato a Monaco e copiato nel sec. XV, accanto ad altri pochi manoscritti parziali.

il Rabbino Cesare Moscati controlla il
distacco della pergamena effettutato
da Maria Rosaria Castelletti responsabile del
laboratorio restauro coobec di Spoleto
LA PERGAMENA PRIMA DEL DISTACCO

Da segnalare, infine che presso l'Archivio di Stato di Perugia, nel Reg. 2145 è stato scoperto negli anni Ottanta del secolo scorso un frammento smembrato da un codice biblico di notevole antichità, copiato fra i secoli XII e XIII e riusato in una legatura. Esso contiene una parte di Ezechiele 48, 15-23 e 26-34.