CONCERTO

Orfeo ed altri miti classici
nel manoscritto di cantate del Seicento donato all'Università
B. Pasquini - Tastata per cembalo
A. Liberati - D'un'erma spiaggia (n. 10)
B. Pasquini - Suite in Sol min. per cembalo
C. A. Lonati - E' pena maggiore (n. 14)
B. Pasquini - Passagagli, variazioni "Per Petronilla"
Anonimo - O perfide stelle (n. 1)
G. B. Lulier - Sonata in Fa magg. per violone e continuo
G. B. Lulier - Ove per gl'antri infausti (n. 16)
La Rosa dell'Umbria
ensemble barocco con strumenti originali
Roberta Mameli, soprano
Renato Criscuolo, violoncello/basso di violino
Alessandra Iovino, clavicembalo
Il programma del concerto comprende l'esecuzione di quattro cantate del manoscritto del Seicento donato all'Università alternate a brani di musica strumentale degli stessi autori o di compositori gravitanti nello stesso ambiente culturale della Roma del tardo Seicento.
Il 2007 è il centenario della più importante opera della storia del melodramma, l'Orfeo di Claudio Monteverdi, rappresentato a Mantova nel 1607. Per questo abbiamo scelto di inserire nel programma la cantata Ove per gl'antri infausti (n. 16) di Giovanni Battista Lulier (ca. 1650-1700) che condensa in una sessantina di versi (nella dimensione "cameristica" della cantata) il dramma del cantore mitico, simbolo stesso della musica e della sua forza. L'esecuzione della cantata di Lulier (detto Giovannino dal Violone) è, inoltre, una vera primizia: da un libro di conti del cardinale Benedetto Pamphili se ne conosceva l'esistenza, ma finora non ne era stato reperito alcun esemplare.
Il mito di Ero e Leandro è evocato nella bellissima cantata O perfide stelle (n. 1) con la quale si apre il manoscritto. E' un ampio ed accorato monologo di Ero che, disperata per la perdita dell'amato Leandro, si getta nei flutti dell'Ellesponto in un "romantico" connubio di amore e morte. La cantata è anonima e incompleta. Il manoscritto, infatti, è privo della prima carta che recava sul recto il frontespizio dell'opera e sul verso l'inizio della cantata.
Della cantata di Antimo Liberati (cantore pontificio nato a Foligno nel 1617 e morto a Roma nel 1692) D'un'erma spiaggia (n. 10) esistono altre copie a Bruxelles, a Parigi e a Napoli. La Fortuna, rappresentata sopra una ruota e con le trecce sparse al vento, ricorda al poeta (che medita sulle sue pene d'amore in una spiaggia solitaria) il suo potere sul mondo. La cantata di Carlo Ambrogio Lonati (ca. 1645-ca. 1710/15) E' pena maggiore (n. 14), unicum come la n. 1 e la n. 16, si basa sul tema dell'amore tradito che si trasforma in odio. La protagonista, temendo di non essere sufficientemente ferma nelle sue decisioni, si appella alle divinità dell'Erebo: le «spietate» Eumenidi, le «squallide» Gorgoni, le «esangui e pallide» Tesifone.
B. Brumana