XIV-XV secolo

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Lo Studio di Perugia, derivato da scuole preesistenti ed ufficialmente fondato nel 1308, ha goduto tra XIV e XV secolo di un indiscusso prestigio legato agli insegnamenti giuridici. La storiografia molto ci ha raccontato della fama di grandi docenti e di allievi famosi, nonché delle movimentate vicende della città che, ancora politicamente indipendente, scivolava dal governo comunale a quello signorile. Tra le tragedie delle grandi epidemie, i fasti di valorosi condottieri e l’autorevolezza di sottili interpreti, non sarà inutile ripercorrere anche aspetti più ordinari e quotidiani della vita urbana e universitaria, quelli legati, in un modo o nell’altro, al cibo.

Lo Studio di Perugia, sin dai primi decenni della sua vita, incrociò il proprio destino con il cibo, attraverso trame varie e molteplici. Una di queste appare più evidente nei fondi archivistici e ricorrerà frequentemente nei documenti esposti: si tratta delle carte attinenti all’amministrazione del Collegio studentesco della Sapienza Nuova nelle quali si registrano informazioni sia sulla produzione agricola delle terre appartenenti all’istituzione, sia sulle spese sostenute per la tavola alla quale mangiavano studenti e personale. Tra gli enti amministratori della Sapienza Nuova s’annoverava anche il Collegio della Mercanzia e ciò ha fatto sì che un registro trecentesco dell’Ospedale della Mercanzia sia a tutt’oggi conservato nell’Archivio storico universitario. Le carte ci offrono così degli spaccati sull’alimentazione di due gruppi sociali particolari: i malati ricoverati e gli studenti collegiali che, con le dovute differenze, erano comunque partecipi di un’alimentazione comunitaria e almeno parzialmente privilegiata. In entrambi i casi si tratta di un’esperienza alimentare urbana, caratterizzata dalla disponibilità di cibi che le autorità annonarie garantivano nelle città, spesso a discapito degli interessi delle campagne.

L’insegnamento della medicina nei corsi universitari comportava inoltre un’attenzione scientifica e professionale all’alimentazione che, sin dall’antichità classica - valga per tutti l’esempio degli scritti ippocratici - rientrava tra gli interessi di quanti erano chiamati ad occuparsi della salute dei singoli e delle comunità. È così che tra i più risalenti testi a stampa conservati nei fondi antichi del nostro Ateneo non mancano trattati di medicina che si occupano anche di cibi e di corretta alimentazione. (RL)