La controversa storia del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM)

Sede dell'APA, Washington [costar.com]


Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, meglio conosciuto con l’acronimo DSM (dal titolo originale Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), fu pubblicato per la prima volta nel 1952 dall’American Psychiatric Association (APA) allo scopo di applicare alla psichiatria un sistema diagnostico standardizzato, basato sulla classificazione delle malattie mentali.



Alcune edizioni del DSM [ccdu.org]

Nato sulla scia della classificazione ICD prodotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, alla prima edizione ne seguirono poi altre con relative revisioni: DSM-II (1968, revisionato nel 1973 e nel 1978), DSM-III (1980, revisionato nel 1987), DSM-IV (1994, revisionato nel 2000), DSM-5 (2013, revisionato nel 2022).


 

Robert Spitzer [psychologytoday.com]

Se nelle prime due edizioni era ancora evidente il forte influsso della psicoanalisi presente nell’APA, a partire dal DSM III (1980) gli autori, guidati dal prof. Robert Spitzer, cercarono di dare vita ad un’opera libera da influenze, anche per facilitare la ricerca e la comunicazione tra professionisti di diversi orientamenti teorici.


 

 

 

Attivisti del Gay Liberation Movement protestano durante l'Annual Meeting dell'APA a favore della rimozione dell'omosessualità dal DSM, 1973 [psychnews.psychiatryonline.org]

Il DSM è sicuramente uno degli strumenti più conosciuti ed utilizzati per la diagnosi dei disturbi mentali, ma anche uno dei più controversi. Numerose sono state, infatti, le critiche che gli sono state mosse nel tempo (a volte sfociate in vere e proprie manifestazioni di protesta, come quelle attuate dagli attivisti di Gay Liberation Movement nei primi anni '70 per chiedere l'eliminazione dell'omosessualità dal DSM), prima su tutte quella di tendere alla medicalizzazione anche di esperienze psichiche in realtà del tutto normali, portando così ad un aumento delle diagnosi e quindi della vendita di farmaci, a tutto vantaggio delle case farmaceutiche (che poi sarebbero, secondo i detrattori, tra i maggiori finanziatori del DSM). Inoltre le edizioni più vecchie (soprattutto le prime due) presentano un linguaggio che, riflettendo la diversa sensibilità dell’epoca, appare oggi fortemente inadeguato.


American Psychiatric Association, DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi Mentali, 5. ed., Pavia, Cortina, 2014 [Biblioteca Biomedica]


Anche l’ultima versione, il DSM-5 (che si differenzia nel titolo dai precedenti manuali per la presenza della numerazione araba, anziché quella romana) pur presentandosi come innovativo rispetto alle versioni precedenti, soprattutto nel cercare di superare la rigidità della classificazione categoriale attraverso un approccio dimensionale alla malattia, ha sostanzialmente mantenuto la struttura del DSM-IV (seppur con delle novità, come la scomparsa della valutazione “multiassiale” e l’introduzione della WHO Disability Assessment Schedule (WHODAS) 2.0 al posto della VGF, Valutazione Globale del Funzionamento) e continua a sollevare dubbi e polemiche,  talora  frutto di pregiudizi.




J. A. Lieberman, D. Kupfer e D. A. Regier (APA) annunciano l'uscita del DSM-5, 2013 [icrg.org]

Va comunque riconosciuto agli autori di aver cercato nel corso delle edizioni di superare le criticità e di adattarsi ai cambiamenti sociali e, nonostante critiche e perplessità, non si può fare a meno di considerare il DSM come un’opera fondamentale per la ricerca e la diagnosi delle malattie mentali, essendo uno dei sistemi nosografici più utilizzati da psicologi e psichiatri a livello internazionale, oltre che uno strumento di comunicazione largamente condiviso. E' importante, però, che il DSM non venga né “divinizzato” (spesso è stato definito “la Bibbia degli psichiatri”), né tantomeno “demonizzato”: va considerato unicamente per quello che è, uno strumento utile alla diagnosi destinato a clinici esperti e non un sostituto dello psichiatra nel formulare diagnosi “semi-automatiche”.


DSM-I, 1952 [worthpoint.com]


Dal punto di vista bibliografico, il DSM-I del 1952 si presentava come un piccolo volume rilegato a spirale. Nel corso delle edizioni si è via via arricchito, incrementando il numero di pagine (passando dalle poco più di 100 pagine della prima edizione alle oltre 1000 del DSM-5).




American Psychiatric Association, DSM-III Manuale diagnostico e statistico dei disturbi Mentali, Milano, Masson, 1983 [Biblioteca Biomedica, Fondo CRDSP](1)


Il primo DSM ad essere tradotto in italiano è stato il DSM-III nel 1983 con un’edizione a cura di Vittorino Andreoli, Giovanni B. Cassano e Romolo Rossi e il coordinamento di Pierre Pichot (coordinatore anche dell’edizione francese e di quella spagnola), pubblicata dalla casa editrice Masson. Di questa prima edizione italiana fa parte la copia conservata presso la Biblioteca Biomedica, appartenente al Fondo Centro per la ricerca e documentazione storico-psichiatrica. Come si evince dall'inventario, la ex-biblioteca del Centro, sempre all’avanguardia nella scelta del materiale bibliografico, nel 1983 arricchì subito la sua collezione con il manuale appena pubblicato in Italia.