La "rivoluzione anatomica" di Andrea Vesalio

Andrea Vesalio, ritratto nelle prime carte del De humani corporis fabrica, Basilea 1555. [Biblioteca del Dottorato]


Andrea Vesalio (Bruxelles 1514 - Zante 1564) è concordemente considerato il fondatore dell'anatomia moderna. Per primo affermò la necessità di una riscrittura complessiva della descrizione del corpo umano e delle sue parti, realizzata attraverso la pratica assidua della dissezione di cadaveri e una critica accurata delle fonti del sapere antico. La conoscenza dell'anatomia era stata dominata per tredici secoli dagli scritti anatomici di Galeno, essenzialmente redatti a partire dalla dissezione e vivisezione di animali e sulla base di sporadiche osservazioni compiute sul corpo umano.

 

 

Lezione di anatomia, tavola a piena pagina nel Fasciculus medicinae, Venezia, G.e G. de Gregori, 17 febbraio 1500. [Biblioteca del Dottorato]


Dopo i primi anni di formazione primaria compiuti a Bruxelles e alcuni anni all’università di Lovanio,  durante gli studi di medicina a Parigi (1533-36) dove si era trasferito, Vesalio ebbe come maestri Johann Winter von Andernach, latinizzato Guinterius, e Jacques Dubois, conosciuto come Sylvius: entrambi medici e umanisti, erano impegnati a ricostruire il sapere medico e anatomico classico attraverso lo studio di opere di traduzione, edizione e commento, in particolare degli scritti di Galeno, alla cui conoscenza aveva sicuramente contribuito l’edizione aldina in greco in 5 libri del 1525. Ancora studente e grazie al credito acquisito presso i suoi insegnanti, a Parigi Vesalio ebbe occasione di praticare egli stesso delle dimostrazioni anatomiche su cadavere e di studiare reperti anatomici raccolti nel corso di ripetute visite al Cimitero degli Innocenti. Durante le lezioni anatomiche di Sylvius Vesalio si prestò ad eseguire le dissezioni di cadaveri che in genere erano affidate a barbieri o cerusici, che operavano con abilità manuale ma senza cultura, isolando le diverse parti anatomiche che i professori descrivevano ex cathedra secondo le parole di Galeno.



Miniatura europea del medico al-Razi [wikipedia.org]

Di ritorno a Lovanio nel 1536 a causa della guerra franco-spagnola, Vesalio concluse gli studi in medicina in questa università con una dissertazione, pubblicata nel 1537, sul nono libro ad Almansorem del medico arabo Rhazes (Paraphrasis in nonum librum Rhazae […] ad Almansorem, de affectuum singulorum corporis partium curatione). Si trasferì poi quello stesso anno a Padova, sede universitaria di grande prestigio che richiamava molti giovani anche d’Oltralpe; qui ottenne il dottorato il 5 dicembre 1537 e, il giorno successivo, gli fu conferito l'insegnamento di chirurgia a cui erano associate le letture d'anatomia. Insegnò occasionalmente anche a Bologna, operando sempre sempre personalmente le dissezioni dei cadaveri per gli studenti, senza affidarle ad altri, e sempre più evidenziando le differenze fra il corpo umano sul tavolo settorio e quanto descritto nelle opere di Galeno e dei suoi difensori. Furono particolarmente memorabili le dimostrazioni anatomiche che egli compì a Bologna nel 1540, durante le quali si scontrò con l'anatomista Matteo Corti davanti a un pubblico composto da studenti, medici e umanisti.


Marca tipografica di J. Oporinus [ultima carta stampata del De humani corporis Fabrica, Basilea, 1555. Biblioteca del Dottorato]


A tali dispute sembra ispirato il frontespizio illustrato della sua opera più famosa, il De humani corporis fabrica libri septem, stampata a Basilea nel 1543, dal tipografo e editore Johannes Oporinus. L’opera, in cui la bellezza estetica delle immagini si unisce all’importanza scientifica, è il risultato della critica puntigliosa dei testi anatomici galenici e dei galenisti, corretti da Vesalio grazie all'evidenza empirica raccolta nel corso delle numerose dissezioni che ebbe occasione di praticare e rappresenta una delle pietre miliari nella storia dell'editoria del Cinquecento.

 




Frontespizio inciso [A. Vesalio, De humani corporis Fabrica, Basilea, J. Oporinus, 1555. Biblioteca del Dottorato]

Vesalio pubblicò con Oporino anche un'edizione riveduta della Fabrica nel 1555, un esemplare di questa edizione è presente presso la Biblioteca antica della Sala del Dottorato. L’opera consta di un voluminoso formato in folio diviso in sette libri, il primo, preceduto da una vasta introduzione, dedicato allo scheletro, il secondo ai muscoli e ai legamenti, il terzo all’angiologia, il quarto ai nervi e al midollo spinale, il quinto agli organi della nutrizione, della generazione e dell’ordinazione, il sesto al cuore, il settimo al cervello e agli altri organi di senso. Nella dedica dell'opera all’imperatore Carlo V d’Asburgo Vesalio precisò che Galeno aveva scritto d'anatomia senza mai aver dissezionato corpi umani, accusando i suoi contemporanei di ripetere "come delle cornacchie" un sapere fondato unicamente sull'autorità dei testi classici e non sull'osservazione. Il frontespizio illustrato mostra, per la prima volta nella storia dell'iconografia della lezione d'anatomia, l'anatomista al centro del teatro anatomico, nell'atto di praticare con le proprie mani una dissezione sul cadavere di una donna e non invece nell'atto di leggere o recitare un testo, conformemente a quanto era stabilito dagli statuti universitari che regolavano il rituale della lezione pubblica d'anatomia.



Particolare del frontespizio [A. Vesalio, De humani corporis Fabrica, Basilea, J. Oporinus, 1555. Biblioteca del Dottorato]

Il professore di anatomia non è in cattedra, ma lavora in prima persona all’apertura del cadavere, gli studenti non sono lontani e bloccati sugli scranni di un’aula universitaria, ma vicinissimi al corpo di cui possono controllare la dissezione. Non c’è libro già scritto a cui fare riferimento ma, analogamente a quanto possiamo vedere nel frontespizio illustrato, sul tavolo anatomico fanno bella mostra di sé un rotolo di carta bianca e uno stilo. Il rivoluzionario messaggio di Vesalio è chiaro e semplice: nulla è scritto una volta per tutte, ma il libro di anatomia viene composto solo dopo l’esecuzione diretta di una dissezione, dopo aver visto e controllato direttamente la verità della natura. Per Vesalio l‘immagine del corpo deve essere soprattutto strumento di comprensione anatomica, per consentire agli studenti di medicina di vedere organi anche quando il cadavere, per ragioni di spazio o per la stagione dell’anno, non è consultabile come fonte.


Nona muscolarum tabula [A. Vesalio, De humani corporis Fabrica, Basilea, J. Oporinus, 1555. Biblioteca del Dottorato]


La Fabrica, innovativa, bella e monumentale di circa 700 pagine, ha un corredo illustrativo di oltre 300 immagini, numerose a tutta pagina e di grande impatto estetico, le figure delle ossa e dei muscoli in particolare sono tra i capolavori della xilografia rinascimentale. Esse furono realizzate a Venezia, sotto la supervisione dello stesso Vesalio, forse, secondo Giorgio Vasari, da  Jan Stephan van Calcar, in ogni caso da un artista che operava nella bottega veneziana di Tiziano Vecellio. Il testo contiene continui rimandi alle immagini, in cui tutte le parti sono contraddistinte da lettere alfabetiche maiuscole e minuscole, con legende allegate. Per quanto riguarda il contenuto, esemplari sono le descrizioni delle parti anatomiche e importanti le osservazioni che in larga parte evidenziano una realtà difforme dalle affermazioni di Galeno, a volte tuttavia non esente essa stessa da errori.




Note manoscritte e citazione di Ladvocat [A. Vesalio, De humani corporis Fabrica, Basilea, J. Oporinus, 1555. Biblioteca del Dottorato]

Nell’esemplare della Biblioteca del Dottorato in testa ad una delle carte di guardia anteriori è presente una nota manoscritta, anonima: “Tiziano disegnò le figure del Vesalio et Tortebat, famoso pittore di ritratti e bravo intagliatore, intagliò le figure del Vesalio. = Ladvocat. Diz. Istor. Portat.L’autore della nota dimostra di aver letto, Jean Baptiste Ladvocat, Dictionnaire historique portatif, edito anche in italiano a Venezia, nella Stamperia Remondini (nelle collezioni dell’Università ne è presente un esemplare del 1759), che nel tomo sesto scrive: “TORTEBAT. Famoso Pittore di Ritratti e bravo Intagliatore. Egli è quello che ha intagliato le figure anatomiche del Vesalio”.


Nota manoscritta  [A. Vesalio, De humani corporis Fabrica, Basilea, J. Oporinus, 1555. Biblioteca del Dottorato

Altra grafia annota nell’ultima carta stampata, con la bellissima e grande marca del tipografo Oporino, raffigurante il mitologico suonatore di lira Arione di Lesbo, sostenuto da un delfino sul mare, il probabile prezzo del volume, "piastre quattro".


Intervento censorio nel colophon dell’esemplare [A. Vesalio, De humani corporis Fabrica, Basilea, 1555. Biblioteca del Dottorato]

Nel colophon dell’esemplare, che ricorda come il volume sia stato stampato a Basilea nel mese di maggio del 1555 è tuttavia evidente l’intervento della penna di un censore, il nome del tipografo è stato coperto di inchiostro, secondo la prassi dell’expurgatio prevista nel caso in cui il nome di un autore, un curatore o un editore/tipografo fosse stato incluso nell’Indice dei libri proibiti.