Giovanni Battista Morgagni, il padre della patologia moderna

Ritratto di Giovanni Battista Morgagni  [G.B. Morgagni, Opera Omnia, Patavii, Ex Typographia Remondiniana, 1765, Biblioteca Biomedica]

Definito da Rudolf Virchow “il fondatore dell’anatomia patologica”, Giovanni Battista Morgagni (Forlì 1682-Padova 1771) fu medico, scienziato ed erudito: nella sua lunga vita infatti oltre che alla medicina si dedicò anche agli studi umanistici (storia, archeologia, letteratura latina), a quelli di agronomia ed alla composizione letteraria.



Memoriale di Antonio Maria Valsalva [Museo Anatomico Università di Bologna. storiadellamedicina.net]



Laureatosi presso l’Università di Bologna, dove fu allievo di Antonio Maria Valsalva, nel 1711 iniziò la sua attività di docente a Padova. Già dalla prolusione Nova institutionum medicarum idea, tenuta presso l’Ateneo patavino per l’inaugurazione del suo corso in medicina teorica, appare evidente la sua visione riformista della medicina, basata sul metodo sperimentale: secondo il suo pensiero, solo attraverso lo studio dei corpi dei malati potevano essere individuate la natura e le cause delle malattie.

 

 

 

Palazzo del Bo sede dell'Università di Padova [trevisotoday.it]

Nel 1715, sempre a Padova, Morgagni ottenne la cattedra di anatomia, dopo aver rifiutato l’anno precedente, su consiglio di Giovanni Maria Lancisi, quella di medicina pratica, resasi vacante in seguito alla morte di Bernardino Ramazzini. Nonostante Morgagni si fosse assunto una grande responsabilità, accettando quella cattedra che era stata già ricoperta da medici illustri quali Andrea Vesalio e Gabriele Falloppio, riuscì comunque ad eguagliare il prestigio dei suoi predecessori tanto da attirare a Padova studenti da tutta Europa, desiderosi di diventare suoi discepoli.


Tavola anatomica [G.B. Morgagni, Opera Omnia, Patavii, Ex Typographia Remondiniana, 1765, Biblioteca Biomedica]

 

 

 

Numerose furono le sue scoperte in ambito anatomico (tra cui ricordiamo i fenomeni anatomici osservabili nell’angina pectoris e la degenerazione del miocardio), tanto da far dire allo storico ottocentesco Francesco Puccinotti nella sua Storia della medicina che “...se tutte le scoperte anatomiche fatte da lui dovessero portare il suo nome, forse un terzo delle parti del corpo umano, si nominerebbe da lui..."

 

De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis [G.B. Morgagni, Opera Omnia, Biblioteca Biomedica]


Ma più che per le scoperte Morgagni è passato alla storia per aver introdotto il metodo che da lui prese il nome: il cosiddetto metodo morgagnano, basato sulle correlazioni anatomo-cliniche, ovvero sull’impiego sistematico dell’esame autoptico per comprendere la correlazione tra lesioni d’organo e sintomi delle malattie. Questo metodo fu introdotto per la prima volta nella sua opera più famosa e innovativa, scritta nel 1761 quando Morgagni aveva già superato gli 80 anni: il De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis, uno dei libri più importanti della storia della medicina. Attraverso quest’opera monumentale, composta di settanta epistole medico-anatomiche divise in cinque libri (ciascuno dedicato ad una delle Accademie europee di cui Morgagni faceva parte e preceduto da una lettera ad altrettanti illustri medici), frutto di decenni di esperienza sua e dei suoi predecessori, Morgagni gettò le basi dell’anatomia patologica.




Index Primus [G.B. Morgagni, Opera Omnia, Patavii, Ex Typographia Remondiniana, 1765, Biblioteca Biomedica]


Già dallo stesso titolo appare evidente il metodo anatomo-clinico da lui attuato, consistente appunto nello studio delle sedi e delle cause delle malattie, rintracciate attraverso l’esame autoptico. Nel De sedibus Morgagni mostrò per la prima volta come la maggior parte delle malattie fosse localizzabile in determinate aree del corpo (quindi non in tutto il corpo), focalizzandosi così più sulla sede che sulla natura della malattia. Ogni epistola del libro descrive una malattia, basandosi su dei casi (circa 700, la maggior parte dei quali frutto di osservazione diretta dello stesso Morgagni, che quotidianamente registrava in un taccuino i dati raccolti), illustrati nel dettaglio attraverso una completa relazione autoptica, confrontando anche le proprie osservazioni con la letteratura precedente. Inoltre grazie all’idea innovativa di introdurre quattro indici, consentiva di incrociare i dati autoptici con quelli clinici, aumentando considerevolmente l’utilità dell’opera ai fini pratici. Fin dalla sua prima pubblicazione l’opera riscosse molto successo, tantoché tra il 1761 e il 1765 alla prima edizione ne seguirono altre tre e fu inoltre tradotta in altre lingue.

 


Frontespizio [G.B. Morgagni, Opera Omnia, Patavii, Ex Typographia Remondiniana, 1765, Biblioteca Biomedica]



Presso la Biblioteca Biomedica, Fondo Istituto Anatomia Umana, si conserva la ristampa datata 1765 della prima edizione (1764) dell’Opera Omnia di Morgagni.  Si tratta di un’opera composta da 5 volumi formato in-folio (il primo dei quali si contraddistingue per la presenza di un frontespizio in inchiostro rosso e nero), stampata da Remondini, ad eccezione del terzo volume edito da Haak.




Ritratto di Morgagni [G.B. Morgagni, Opera Omnia, Patavii, Ex Typographia Remondiniana, 1765, Biblioteca Biomedica]

 

Di notevole fattura i due ritratti dell’autore presenti, incisi in rame da Jean Renard (pseudonimo di Giovanni Volpato): il primo ritratto è una delle immagini più conosciute di Morgagni, già inserito anche nella prima edizione del De Sedibus del 1761, mentre il secondo ritratto  riproduce il medaglione presente presso il Palazzo Comunale di Forlì (risalente al 1763).

 

 

 

Tavola anatomica [G.B. Morgagni, Opera Omnia, Patavii, Ex Typographia Remondiniana, 1765, Biblioteca Biomedica] (2)



Tra le opere contenute in questa raccolta, oltre al De sedibus spiccano gli Adversaria anatomica omnia in cui troviamo 11 splendide tavole anatomiche, che compendiano il testo.





Ex Libris [G.B. Morgagni, Opera Omnia, Patavii, Ex Typographia Remondiniana, 1765, Biblioteca Biomedica]

Sul frontespizio di tutti i volumi  è presente un "Ex Libris Doctoris Vincentii Veracchi”, con il  nome a coprire quello abraso del precedente possessore (Philippi …?). Vincenzo Veracchi,  titolare della cattedra di Anatomia presso l’Università di Perugia dal 1799 al 1800, fu quindi proprietario dei volumi prima dell'acquisizione degli stessi da parte della Biblioteca dell'Istituto di Anatomia Umana (da cui poi passarono alla Biblioteca Biomedica a seguito dell'accorpamento in un'unica sede del materiale bibliografico appartenuto agli ex-istituti).