Rudolf Virchow: il pioniere della patologia cellulare

Cellulogenesi secondo Scheiden [R. Virchow La pathologie cellulaire, basée sur l’étude physiologique...Paris, J.-B. Baillière et Fils, 1874. Biblioteca di Agraria, Fondo G. De'Rossi]


Tra il 1830 e il 1840, era ormai acquisita l’importanza della cellula, sia nel mondo vegetale che animale. Era stato dimostrato che era la cellula a costituire la forma elementare, irriducibile per tutti gli esseri viventi, ovvero l’unità morfologica essenziale, secondo la definizione di Kölliker. Solo la patologia continuava a sfidare la Teoria cellulare, mantenendosi ferma sul dogma che alcune patologie ulcerose si evolvevano per via venerea, altre si evolvevano nei tessuti non vascolarizzati, non riconducendo tutto ad una congruenza tra cellula e infiammazione.


Rudolf Virchow [wikipedia.org]

Dal 1849 Rudolf Virchow, durante il periodo di docenza a Würzburg, iniziò una stretta collaborazione con Rudolf Albert von Kölliker (1817-1905) e Friedrich Gustav Jakob Henle (1809-1885), anatomisti famosi e fondatori dell'istologia tedesca. Nel 1856 torna a Berlino per insegnare all’Università in un grande Istituto inaugurato proprio per lui. Qui, più tardi, pubblicò l'esposizione sintetica delle sue teorie nell’opera Die Cellularpathologie (Berlin, 1859). Lo scopo della dissertazione, come lui stesso scrisse, era di "di fornire un panorama della natura cellulare di tutte le forme viventi, di quelle fisiologiche e patologiche, di quelle animali e vegetali, e di richiamare nuovamente alla coscienza l'unità della vita in tutte le forme organiche, contrariamente alle unilaterali tendenze umorali e neurali, che si erano tramandate dai miti dell'antichità fino ai giorni nostri e di contrapporre contemporaneamente l'interpretazione anch'essa unilaterale di una tendenza di meccanica grossa e chimica alla meccanica fine e alla chimica della cellula".

 


Forme di cristalli d’ematoidina (62) e cicatrice apoplettica del cervello (63) [R. Virchow La pathologie cellulaire...Paris, J.-B. Baillière et Fils, 1874. Biblioteca di Agraria, Fondo G. De'Rossi]

Era questo un ulteriore tassello che si andava ad aggiungere agli sforzi compiuti antecedentemente dal forlivese Giovanni Battista Morgagni (1682-1771), fondatore dell'anatomia patologica, da William Cullen (1710-1790) nella patologia neurale, e da Marie François Xavier Bichat (1771-1802) nella patologia tissutale, o nella patologia organica. Lo scopo era di allontanarsi dalla concezione umorale ippocratica e galenica, per ricondurre le malattie ad una fisiologia alterata della cellula.



Raffigurazioni schematiche di tessuti cellulari [R. Virchow La pathologie cellulaire, basée sur l’étude physiologique...Paris, J.-B. Baillière et Fils, 1874. Biblioteca di Agraria, Fondo G. De'Rossi]

Le linee principali del suo pensiero si trovano edite nel precedente saggio del 1855 dal titolo Cellular-pathologie (Arch. Path. Anat. Physiol. Klin. Med.), dove pronunciò il suo famoso aforisma sulla filiazione cellulare: Omnis cellula a cellula, trasformato nel 1858 in Omnis cellula e cellula. L’aforisma latino spiega la successione diretta delle cellule, e il loro ruolo basilare nei processi patologici. Il suo primo lavoro pubblicato sui corpuscoli dei tessuti connettivi, che è punto di origine delle sue ricerche sulla filiazione cellulare, risale al 1851. In questo lavoro sostiene che il tipo di cellula caratteristico di tutti i gruppi, è la cellula del tessuto connettivo areolare ordinario. Le cellule derivano pertanto l’una dall’altra. Da questo Virchow scoprì la “matrice” di tutte le neoplasie, cioè il corpuscolo connettivo, da qui la definizione di patologia cellulare.



Giovane uovo di rana [R. Virchow La pathologie cellulaire, basée sur l’étude physiologique...Paris, J.-B. Baillière et Fils, 1874. Biblioteca di Agraria, Fondo G. De'Rossi]

Stabilita una nuova formula, tanto generale quanto semplice e comoda, che individuava nella proliferazione degli elementi del tessuto connettivo la spiegazione di tutto, stabilì che l’essenza del processo fisiologico e patologico fosse identico in tutte le componenti fisiche, e solo il modo di sviluppo fosse diverso. Virchow si piegò scrupolosamente alle esigenze dei fatti e alla veridicità dell’osservazione clinica, a sostegno delle sue affermazioni, ma lo videro comunque contrapporsi alle coeve ricerche sulle cause batteriche delle malattie. Parlare di batteri significava trovare cause esterne alle patologie, e quindi non dovute ad alterazione della fisiologia della cellula, così come prevedeva la serrata teoria di Virchow.


Proliferazione di una cartilagine infiammata su tibia di bambino [R. Virchow La pathologie cellulaire, basée sur l’étude physiologique...Paris, J.-B. Baillière et Fils, 1874. Biblioteca di Agraria, Fondo G. De' Rossi


Nei capitoli della “Patologia cellulare”, Virchow espresse il proprio eclettismo intellettuale, coniando i nuovi termini di Trombosi e Embolia, creati dalla scoperta di nuovi fatti medici, che andavano a spiegare fatti anticamente conosciuti. Virchow fece un mélange abile tra arcaismi e neologismi, nelle forme linguistiche e nelle dottrine, proponendo con audacia e prudenza nuovi contributi scientifici. È questa capacità di rinnovare l’antico che fece la fortuna del volume. L’influenza di Virchow superò i confini tedeschi aprendo, in altri Paesi, la via alla patologia cellulare.



Gino De' Rossi [Fototeca Università degli Studi di Perugia]


Il volume qui presentato, conservato presso la Biblioteca di Agraria, appartenne a Gino De’ Rossi, che fu docente di Igiene e Patologia Generale presso l’Università di Perugia.



Frontespizio [R. Virchow La pathologie cellulaire, basée sur l’étude physiologique...Paris, J.-B. Baillière et Fils, 1874. Biblioteca di Agraria, Fondo G. De'Rossi]


Si tratta di La pathologie cellulaire, 4° edizione francese dall’originale tedesco. La prima edizione francese era uscita in stampa nel 1860, curata dal dr. Paul Picard (†1873). La prima edizione curata dall’autore è del 1838, ed era la stampa della trascrizione stenografata di un corso pubblico tenuto agli studenti di Medicina dell’Università di Berlino, con dimostrazioni microscopiche di supporto. Nella prefazione dell’edizione del 1838, Virchow illustra il programma seguito: le sue lezioni non avevano nulla di originale, ma era una vulgarisation destinata a mettere a disposizione del grande pubblico medico, i progressi compiuti negli ultimi anni, sia in ambito di fisiologia che di patologia. L’obiettivo, come specificato, era di chiarire meglio le nozioni pregresse, mettendole in relazione con le nuove scoperte “conservare le cose passate, legandole alle nuove”. Fu in verità una vera rivoluzione che scaturì da questo libro, ed è difficile per la storia della patologia, trovare una pubblicazione che abbia goduto di una tale fortuna ed esercitato un’influenza così decisiva.