Le "Tabulae Anatomicae" di Bartolomeo Eustachi

Ritratto di Bartolomeo Eustachi [wikipedia. org]

Bartolomeo Eustachi (San Severino Marche circa 1510 – Fossombrone 1574), conosciuto anche come Eustachio, fu un grande anatomista del Cinquecento, medico di corte di Guidobaldo II della Rovere a Urbino, dove ebbe modo di arricchire la sua cultura usufruendo anche della ricca biblioteca fondata da Federico da Montefeltro. Nel 1549 al seguito del cardinale Giulio della Rovere, fratello di Guidobaldo, si trasferì a Roma, dove esercitò divenendo un clinico illustre, fra i suoi pazienti S. Filippo Neri e Carlo Borromeo. Fu docente di anatomia alla Sapienza dal 1555 per circa dieci anni e protomedico dello Stato Pontificio. Introdusse per primo negli ospedali di Roma l'autopsia, autorizzato a compiere dissezioni anatomiche sui cadaveri forniti dagli ospedali del Santo Spirito e della Consolazione. Fondò, creandola ex novo a Roma, una scuola di anatomia dell'uomo basata sull'osservazione diretta e sullo studio obiettivo del corpo umano, studiandone a fondo la struttura e avvalorando l'indagine sull'uomo con il riscontro sugli animali. Nel 1574, nonostante precarie condizioni di salute e dolori articolari, a causa dei quali non riusciva spesso neppure a scrivere se non con l’aiuto del suo assistente e amico Pietro Matteo Pini, Eustachio si mise in viaggio per raggiungere e assistere Giulio della Rovere, malato, nella residenza estiva di Fossombrone. Dopo ripetute soste, anche prolungate, lungo la via Flaminia, Eustachio morì nei pressi di Fossato di Vico il 25 agosto. Si ignora dove sia stato sepolto.


Raffigurazione della coclea, particolare della Tavola 20  [Tabulae anatomicae clarissimi viri Bartholomaei Eustachii…, Venetiis, Typis Bartholomaei Locatelli, 1769. Biblioteca del Dottorato]

Considerato il padre della anatomia sottile, Eustachio anticipò, pur senza avere ancora a disposizione mezzi di ingrandimento. come il microscopio, i temi dello studio anatomico nel Seicento, cioè la scomposizione delle macchine dell'organismo nelle loro parti più minute, nelle quali si riteneva fosse la sede di quel moto locale in cui doveva consistere la funzione degli organi. Eustachio teorizzò lo studio della tuba auditiva destra, ricordata tutt'oggi come la Tromba di Eustachio. Individuò inoltre le valvole coronarie, precisò ulteriormente la struttura di alcune ossa craniche, iniettò di acqua calda le arterie renali, cercò di determinare la struttura dei reni e dei denti. Descrisse per la prima volta le ghiandole surrenali e fu il primo scopritore della vena alba, il dotto toracico.


Prima tavola relativa ai reni [da Tabulae anatomicae clarissimi viri Bartholomaei Eustachii…, Venetiis, Typis Bartholomaei Locatelli, 1769 Biblioteca del Dottorato]-2


Pubblicò nel 1563/64 a Venezia con il tipografo Vincenzo Luchino gli Opuscula anatomica, una raccolta di cinque trattati o epistole, sui reni, sull’orecchio, sulle ossa e il movimento del capo, sulle vene, sui denti. Successivamente nel 1566 pubblicò a Venezia con Lucantonio Giunta una traduzione latina con commento del Lessico di Ippocrate, attribuito al grammatico e medico del I sec. d.C. Eroziano, di cui aveva trovato un manoscritto nella Biblioteca Vaticana, ed insieme il De multitudine, un testo sulla composizione del sangue. In queste opere Eustachio già anticipava di stare lavorando ad un'opera più ambiziosa sull'anatomia umana, con quarantasei grandi tavole già incise su rame e un commento, meglio un trattato, sui dissensi e sulle controversie anatomiche.

 

 

 

Lezione di anatomia [Tabulae anatomicae clarissimi viri Bartholomaei Eustachi…, Venezia, Locatelli, 1769 Biblioteca del Dottorato]

Si trattava del De dissensionibus ac controversiis anatomicis, nel quale avrebbe discusso e messo a confronto le sue osservazioni, fatte con l’aiuto dell’assistente Pietro Matteo Pini, con le opinioni dei medici antichi e moderni, in particolare di Andrea Vesalio, che nel 1543 aveva pubblicato il De humani corporis fabrica, nel quale per la prima volta confutava l’anatomia di Galeno, basata sugli animali e non sull’uomo. Eustachio, che contestava Vesalio e sosteneva le teorie di Galeno, sebbene le sue ricerche ne rappresentino in certi casi una revisione, non pubblicò però mai le quarantasei tavole con commento, forse per l’ingente impegno economico che la pubblicazione richiedeva, forse per l’età ormai avanzata e le precarie condizioni di salute. Oppure forse attendeva un confronto con gli anatomisti rivali e obiezioni ai suoi Opuscola, che gli avrebbero fatto organizzare meglio il nuovo testo, ma che almeno da Vesalio, che morì improvvisamente nel 1564, non arrivarono mai.


Giovanni Maria Lancisi [wikipedia.org]


Eustachio nel suo testamento designò erede dei suoi libri, manoscritti, disegni, rami e strumenti il suo assistente, Pietro Matteo Pini, il quale, nonostante desiderasse pubblicare l’opera del maestro a cui aveva collaborato, morì senza riuscire nell’intento. Nel Seicento molti medici e anatomisti cercarono invano le tavole anatomiche di Eustachio a Roma e a San Severino, tra i quali anche Marcello Malpighi, grande ammiratore di Eustachio. I rami delle tavole vennero ritrovate solo nel 1712 dal medico romano Giovanni Maria Lancisi (1654-1720), il quale conoscendo gli scritti sia di Eustachio che di Pini, cercò le tavole a Urbino, dove l’assistente di Eustachio, che le aveva ereditate, aveva trascorso gli ultimi anni di vita. Fu individuato un erede di Pini, un pronipote, il canonico Paolo Andrea de’ Rossi, a casa del quale si trovava una cassa contenente i rami delle tavole di Eustachio, ma non il trattato che le avrebbe dovute accompagnare.

 


Ritratto di papa Clemente XI [wikipedia.org]


Papa Clemente XI, al secolo Gianfrancesco Albani, di cui Lancisi era amico e archiatra, cioè medico personale, acquistò per 600 scudi le tavole in rame e le mise a disposizione di questi. Lancisi ne curò una edizione in folio con un sommario e commenti, compilati con l’aiuto dell’anatomista Antonio Pacchioni e di un giovane allievo, Francesco Soldati, e con un saggio di Giovanni Battista Morgagni. L’edizione venne presentata il 21 maggio 1714, alla presenza di papa Clemente XI, di cardinali, prelati e nobili, in occasione della inaugurazione della biblioteca dell’ospedale del Santo Spirito, oggi Biblioteca Lancisiana, costituita grazie alla donazione di manoscritti e libri a stampa, suoi e di altri.

 


Frontespizio [Tabulae anatomicae clarissimi viri Bartholomaei Eustachii…, Venetiis, Typis Bartholomaei Locatelli, 1769. Biblioteca del Dottorato]


Il Lancisi morì a Roma nel 1720, ma le tavole di Eustachio con il suo commento continuarono ad essere ristampate, in diverse città e da diversi tipografi. Nella Biblioteca del Dottorato è presente un esemplare dell’edizione veneziana in folio del 1769, per i tipi di Bartolomeo Locatelli. Contiene 21 tavole calcografiche tutte firmate da Pietro Monaco (1707-1772), incisore e mosaicista veneto. Sul frontespizio stampato in rosso e nero è presente la vignetta che illustra una lezione nel teatro anatomico.





Tabula III Eustachi [da Tabulae anatomicae clarissimi viri Bartholomaei Eustachii…, Venetiis, Typis Bartholomaei Locatelli, 1769 Biblioteca del Dottorato]

L’edizione del Lancisi del 1714 in seguito si rivelò contenere diversi errori e inesattezze nell’utilizzo e nella numerazione delle tavole in rame, le quali, inizialmente conservate nella Biblioteca Lancisiana, vennero successivamente utilizzate per illustrare nuove edizioni da parte di altri autori, ciascuno con proprio commento, dal medico romano Gaetano Petrioli nel 1740 e in seguito da Andrea Massimini, chirurgo dell’ospedale romano della Consolazione, che le acquistò per la sua edizione del 1783. Fin dalla scoperta delle tavole in rame ad Urbino proseguì la ricerca del manoscritto del trattato di Eustachio che le avrebbe dovute accompagnare, da parte dello stesso Lancisi e di Morgagni e via via da altri anche nei secoli successivi, con presunte scoperte da parte di diversi studiosi ed antiquari, fino al 1972, quando l’opera di Eustachio e di Pini De dissensionibus ac controversiis anatomicis venne identificata in un manoscritto conservato nella Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena.